Collezioni femminili ispirate al mare e alle memorie di luoghi segreti
Il tocco morbido di un profumo, l’aroma di un tessuto.
Oggi, anche un abito può portarci verso un’esperienza dove i sensi segnano i confini di un nuovo spazio di originalità. Accade con la collezione Montemarsale, evoluzione del marchio Tessuti Profumati, nato nel 2018 per esprimere nei suoi capi una naturale leggerezza: non solo dei materiali, ma anche della fragranza che avvolge ogni modello.
Il nome del bronci racchiude in sé un mondo di giardini segreti, natura e bellezza.
La memoria persa e ritrovata, capace, come il profumo, di evocare emozioni legate al ricordo. Montemarsale è il paese dell’Elba medievale scomparso e ritrovato proprio nei prati dove la creatrice del marchio, da bambina, giocava. L’idea di dedicare il nuovo corso del suo marchio proprio a quel ricordo nasce da lì.
“C’era un tempo. C’era un luogo in cui da bambina mi fermavo a giocare. Una radura, dove gli odori della ginestra e del lentischio si confondevano con quello del mare. Li, tra i terrazzamenti di sughere e vecchi ruderi, ho imparato a riconoscere i profumi. Ricordo che in quell’altura gli odori persistevano, per ore, anche sui vestiti. Non potevo immaginare che tra quegli abiti profumati e le vecchie mura si trovassero i resti di Montemarsale”.
Alessia Dettori, Fondatrice e Designer
Questo mondo suggestivo torna fra collezioni Resort in cui l’Isola si respira, si tocca, si vive. Nei materiali, dal cotone al misto seta, fra ariosi voile, crépon e plumetis, dove la memoria diventa naturalmente olfattiva: ogni abito nasce avvolto da un profumo destinato a durare nel tempo fino alla sua lenta dissolvenza, modificandosi giorno dopo giorno. Nessun eccesso, ma una concreta alchimia di fascino e portabilità, sottolineato da ruches e pizzi San Gallo, nell’alternanza di linee senza tempo e lavorazioni scultoree.
A conquistare lo sguardo potrà essere una rotonda stampa effetto roseto, ma anche i grafismi di fiori “Madeira”, ispirati a florilegi ammirati in quadri di Frida Kahlo; o ancora piccole corolle alpine. Segno distintivo di tanti capi Montemarsale, la scollatura: profonda o geometrica, sempre particolare, distilla in ciascun abito un ideale di femminilità.
Su ogni modello, la fragranza creata da un naso esperto viene lavorata e fissata sul filato. Note che ricordano l’atmosfera marina sono bilanciate da note più dolci. La piramide olfattiva? Note di testa quali limone, bergamotto, mandarino, pepe rosa; di cuore come magnolia, tè verde, ozono e, di fondo, legni dolci e muschio. Il profumo si combina così al tessuto, ne esalta la texture e il colore per poi essere rilasciato gradualmente.
Si potrà scegliere di proseguire quest’esperienza, acquistando un nuovo bagno aromatico tra le fragranze a disposizione. Due narrazioni parallele pronte a intrecciarsi nella trama di ogni abito, per svelare un racconto sensoriale.
Il nuovo corso di Montemarsale, in questo 2022, si svela grazie al lancio del fashion movie “Just a Dream” diretto da Francesco Carofiglio. E’ così che, spingendosi oltre i confini del proprio mondo, Montemarsale rivela la prima di inedite connessioni fra moda, arte e bellezza.
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Sin da ragazzino mi aveva affascinato la storia di Montemarsale, il paese fantasma dell’Elba medievale. In molti furono gli studiosi del passato e del presente che cercarono di localizzarlo: Giuseppe Ninci nel 1815 lo collocava nella località Pianello, sui monti tra i paesi di Sant’Ilario e di San Piero; Remigio Sabbadini nel 1919 ne ipotizzava la localizzazione nel Piano di Procchio; Romualdo Cardarelli nel 1934 pensava fosse collocato sul Monte Castello di Procchio, sui resti di una fortificazione etrusca; Umberto Gentini nel 2010 ne ipotizzò la localizzazione nella località Case Vecchie presso San Piero. Altri invece – come Enrico Lombardi nel 1968, Mario Tabanelli nel 1975, Santino Valli nel 2000 – proposero l’ubicazione di Montemarsale sul Colle di Santa Lucia presso Portoferraio, un importante sito medievale con cinta muraria ed una chiesetta intitolata a Santa Lucia che, già dal Settecento, contribuì alla nascita del toponimo «Lucèri» con il quale veniva identificata l’altura.
Suggestionato da alcune di queste ipotesi, il 23 febbraio 2011 mi recai in località Pianello, sulla dorsale che dalle Calanche scende verso il paese di San Piero, laddove secondo lo storico Giuseppe Ninci si sarebbe trovato Montemarsale. Ma dopo aver perlustrato l’intera zona, mi resi conto ben presto che scarsissime erano le tracce di presenza umana, tranne caprili e muretti a secco. Il successivo 27 febbraio esplorai un’area (località Tiratoio) già segnalatami dall’ingegner Fausto Carpinacci al principio del 2010. Si trattava di un sito estrattivo medievale di granito, che costituiva la cava dove fu ricavato il materiale di costruzione per la sottostante pieve di San Giovanni Battista. Ovunque, mastodontici blocchi di granito perfettamente bocciardati e squadrati. Secondo una mia momentanea suggestione, quel sito poteva aver ospitato lo scomparso paese di Montemarsale, alla quota di 600 metri. Qualcosa, però, continuava a non tornare.
Le ipotesi di localizzazione, purtroppo, erano veramente tante e contraddittorie. Per tale motivo, decisi di ripartire da zero e di fare «tabula rasa» di qualsiasi tesi; capii che solo i documenti medievali mi potevano ormai aiutare nella ricerca di Montemarsale.
Fu così che il 25 marzo 2011, all’Archivio Storico Diocesano di Pisa, sfogliando un grosso faldone del 1260 (redatto dal notaio Rodolfino e riguardante elenchi tributari sui falconi da caccia che i Comuni dell’Elba dovevano devolvere annualmente all’arcivescovo di Pisa), alla carta numero 597 lessi di un «Ansalottus de Ferraria de Montemarsiale de Ylba». Traducendo con «Ansalotto di Portoferraio di Montemarsale dell’Elba» e ricordandomi di una pergamena del 1234 (Diplomatico Roncioni, Archivio di Stato di Pisa) che parlava di un terreno boschivo in località Viticcio (nel circondario di Portoferraio) afferente a Montemarsale, mi resi immediatamente conto che le ipotesi formulate nel 1968 da Enrico Lombardi e nel 2000 da Santino Valli, secondo i quali Montemarsale corrispondeva all’attuale Colle di Santa Lucia presso Portoferraio, erano giuste.
E sentii squarciarsi il velo con cui questo paese elbano si nascondeva da troppi secoli.
Tutto questo, poi, confluì nel mio libro «Pedemonte e Montemarsale», pubblicato da Bandecchi & Vivaldi nel giugno 2013.
